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COME LA NATURA E L'UOMO SONO GIUNTI AI GRANI MODERNI
Il grano: la nascita e l’incrocio con l’uomo
Una peculiarità del frumento moderno è che deriva dall’unione di piante diverse, un evento naturale avvenuto centinaia di millenni orsono. Il primo a formarsi fu quello che oggi chiamiamo grano duro, utilizzato proprio per la pasta; da esso derivò in seguito il grano tenero, nuova specie vegetale odiernamente destinata a pane, pizza e dolci. Da qui una curiosità: il complesso percorso genetico del grano gli consente di avere addirittura il quadruplo dei geni dell’essere umano. Questa ricchezza ha fatto sì che dallo studio del grano derivassero anche scoperte sul DNA umano.
Il grano si localizza originariamente in un’area molto ampia, che va dall’odierna Turchia fino alla Palestina. Nel mezzo è inclusa la zona dei fiumi Tigri ed Eufrate, la cosiddetta Mezzaluna Fertile che tanto appassiona i bambini a scuola: in questa celebre località l’uomo trovò per la prima volta, 12000 anni fa, che i semi di piante potevano cotti e mangiati. Iniziò così a coltivarle.

Il grano negli ultimi secoli
Nel mondo Occidentale, durante il periodo dell‘antica Roma, il grano e soprattutto il farro (all’epoca più facile da produrre) costituivano una solida base per l’alimentazione delle masse; provenivano però da poche province selezionate, che li esportavano nel resto dell’Impero, a dimostrazione di una distribuzione ancora diradata. Nei secoli successivi, a seguito delle invasioni barbariche e delle fughe della popolazione dalle campagne alle città, le attività di coltivazione subirono una gravissima crisi. Non si sarebbe rivista un po’ di luce per diversi secoli
Alto e basso fu il Medioevo ed alto e basso fu lo sviluppo del grano, che pur apparendo in ripresa dovette arrestarsi diverse volte, come durante l’epidemia di peste del 1300. Finalmente, nel 1400 e poi nel Rinascimento, la sua produzione raggiunse nuovamente ottimi livelli e si espanse grazie a nuove tecniche di agricoltura. Certo, in questi secoli il grano non rappresentò una risorsa del tutto fondamentale; esso mantenne in ogni caso uno sviluppo e una produzione costanti.

I grani contemporanei
Nei tempi più recenti la storia del grano si è incrociata a doppio filo con quella dell’Italia. Durante il 1800, nel nostro paese, la produzione di grano era principalmente destinata all’autosufficienza di alcune zone, spesso ad opera dei monasteri. Viste però le sue intense capacità nutritive, adatte a sfamare le fasce più basse della popolazione garantendone la sopravvivenza, si rese necessario incrementarne le coltivazioni.
Entrò in gioco Nazareno Strampelli, studioso di agronomia e genetica che credette molto nelle capacità del grano. La sua attività consisté nell’incrociare diverse varietà per creare degli ibridi, da classificare in base a proprietà precise; il suo obiettivo era creare ibridi di grano che si potessero produrre più facilmente, più economicamente e in maggior quantità, e che fossero più resistenti alle diverse difficoltà atmosferiche.
Nonostante la carenza di fondi a disposizione e svariati fallimenti iniziali, la sua perseveranza fu in seguito premiata. Strampelli creò centinaia di ibridi, scovando tra di essi le cosiddette “sementi elette”, specie adatte all’intento di moltiplicare e migliorare la produzione in Italia, come l’Ardito e il Rieti. Il più famoso resta il grano Senatore Cappelli, dedicato al politico che aveva sostenuto la sua ricerca fornendogli risorse e favorendo le trasformazioni agrarie. Il Cappelli ha costituito oltre la metà delle coltivazioni di grano duro fino agli anni ’60, e pur essendo poi stato sostituito da specie più resistenti, negli ultimi decenni la produzione è rinata soprattutto al Sud: questo tipo di grano assicura infatti pasta e pane di qualità superiore, ed è tutt’oggi molto apprezzato.
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